2 Aprile 2020 - 07:45 | by lavocedeilaghi
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Ha avuto anni gloriosi il Grand Hotel Luino & Terminus nel secolo scorso: inaugurato il 30 marzo del 1884, l’albergo sorgeva in un bel palazzo di recente costruzione (di proprietà di Vittore Branca, commerciante di vini di Cannobio) proprio di fronte alla stazione, era gestito da tal Lorenzo Albertini.
L’inaugurazione fu un momento epocale per la cittadina affacciata sul lago Maggiore: un ricevimento lussuoso accolse ospiti di alto rango provenienti da diverse parti d’Europa e diretti alle Isole Borromee o in Riviera.
I fasti del Grand Hotel durarono una decina di anni; nelle sue camere alloggiarono nobili di tutta Europa, come il re e la regina del Württemberg, che era la figlia dello zar Nicola I.
E poi soggiornò anche Gerolamo Bonaparte, nipote di Napoleone I, che amava passare lunghi mesi tra il Lemano, il Verbano e Roma.
E poi ci furono ospiti decisamente più “esotici, come il rajah di Kholapour, con tanto di seguito, che destò grande meraviglia tra i residenti e fu protagonista sulla stampa locale.
Ma nel 1892 Lorenzo Albertini passò alla guida di altro albergo, sempre a Luino e poi nel 1904, assunse la direzione del Grand Hotel Paradiso di Lugano.
Vittore Branca, quindi, si lasciò alle spalle il settore alberghiero e decise di cambiare radicalmente, mettendosi a produrre un fernet e trasformò l’ex hotel, perchè potesse ospitare le botti per la produzione dell’amaro.
Ovviamente non si tratta di quel più noto Fernet Branca, tanto è vero che l’altra famiglia Branca intentò loro causa e la vinse. Ancora oggi sull’etichetta del famoso amaro si legge che sono “i soli che posseggono l’originale formula» dal 1845.
Oggi di tutta questa storia rimane l’ex albergo, Casa Branca: la hall che accoglieva i turisti conserva ancora un bel mosaico sul pavimento; le botti del fernet si trovano ancora nelle cantine; l’iscrizione sulla sommità del palazzo è rimasta quella dei Branca.